Perché mi piace la casualità. Aprire stranamente un libro ed incontrarmi con l’angelo: “Sono un essere speciale incapace di esprimermi. Non ho voce e solo mi manifesto attraverso la mia presenza, e la mia presenza si manifesta nel vuoto”.
Gli angeli non parlano. Sono solo presenze. Non hanno altra voce che il vuoto, l’abisso. Perciò bisogna parlare di loro. SOBRE LOS ANGELES. Per esprimere il loro silenzio, l’ambiguo paradiso del loro silenzio, la vigilia della parola.
Gli angeli sono principi melanconici come i poeti. Sono principi autisti-artisti, senza voce e senza trono.
Gli angeli di Emilio Farina sono esseri di frontiera, presenze “stranianti”, un montaggio di ali, colori, materie, citazioni, immagini, icona… sotto il segno della trasparenza e del vuoto, la pienezza dell’assenza, il silenzio.
Nei suoi angeli c’è qualcosa di ricco e di strano, di testimone della caducità, della caduta, del bene e del male, delle stagioni, della ambiguità.
Il cielo è il loro paesaggio primordiale, l’azzurro; la terra, la rimembranza della loro origine semiumana, l’ocra; il vuoto fra di loro, il loro regno, la loro residenza.
L’errare degli angeli in questo vuoto è uno “straniato errare” senza senso né sensi, nella impermanenza e l’ambiguità della loro disturbata umanità-divinità. Gli angeli di Emilio Farina ci sorvolano, guardano ed aspettano, con la fisicità eterea di un profumo, nella presenza di qualcuno che ti salva.
Silvia Mantenga Pousa
Luglio ‘94