Il Giornale – Riuniti gli «Itinerari» di Farina
Milano, domenica 23 settembre 1990
«Stanotte voglio parlare con l’angelo» dice, col titolo di un suo libro recente, Wim Wenders, il regista-idolo. Ma appunto Wenders, quasi a distogliersi da quel «giorno» esplicativo e nefasto, ripete «stanotte». La notte di Emilio Farina, in tal senso, dura da più di un decennio. Come spiega Arnaldo Romani Brizzi nella sua presentazione (l’altra è di Laura Cherubini) a questa mostra al S. Michele «dalla fine del Settanta, con i primissimi Ottanta, prese a elaborare garze che, strato su strato, con lievi interventi pittorici, ma risolutivi, concedevano ai soffi immaginari di venti possibili l’apparire e il dissolversi dell’immagine angelica».
Le figure di Farina – angeli ma anche teste malandate e melanconiche, picchi e incroci di montagne fra i bagliori, orizzonti tagliati altissimi che grondano cerulei e rossi a dirotto – impongono di essere guardate, eppure non è chiaro se siano fuochi d’artificio e o se invece stiano orientando il loro sguardo verso quell’angelo necessario così difficile da mostrare. John Donne scriveva: «In una voce, in una fiamma informe/così talora ci percuote un angelo/per essere adorato». Ebbene, tra la sostanza di questi versi e il vuoto di un semplice prelievo tematico forse non c’è che un nonnulla, più che la cosiddetta perdita del cielo.
Marco di Capua
«Emilio Farina, Itinerari Angelici», Roma, Complesso monumentale S. Michele a Ripa, via S. Michele 22, fino al 30 settembre.