7 maggio ’87 -La REPUBBLICA
Ci vuole indubbiamente una buona dose di coraggio per «interpretare i monumenti e le architetture antiche di Roma, scomponendole e ricomponendole secondo punti di vista diversi, reali ed immaginari. Questo coraggio, unito ad una grande sensibilità artistica, Emilio Farina, pittore vicentino trasferitosi a Roma qualche anno fa, lo ha avuto presentando una decina di dipinti di grande formato, raccolti in una mostra che si è inaugurata martedì alla galleria «Studio Massimi», in piazza de’ Massimi.
Farina ricostruisce in queste opere vagamente inquietanti la presenza della città eterna, uno spazio urbano dalla valenza mistica (un elemento ricorrente in queste visioni è infatti l’angelo), «assestato nel tempo – scrive Lionello Puppi nel saggio introduttivo del catalogo – dall’intessersi attorno allo scorrere pigro e sinuoso del fiume, delle superbe moli di monumenti architettonici, degli slarghi di piazze marcate da cadenza solenne di marmorei colonnati, nello scintillare d’acqua di fontane guardate da deità di pietra».
Ludovico Pratesi